Gennaio 06, 2020
Squinzano, Italia

Prima di partire per il Cammino di Santiago, due anni fa, avevo paura dei cani.

Di quella paura che ti fa cambiare strada a vederne uno in lontananza, che ti fa rifiutare l'invito di qualcuno con una scusa, sapendo che c'è un cane in casa, di quella che ti tiene sempre allerta.
Una paura limitante insomma.

Prima di partire, ero conscia che avrei potuto incontrare un cane in ottocento chilometri di sentiero.

Mi sono affidata prima a Google , chiedendogli se effettivamente ci fossero cani sul Cammino e mi ha risposto con un non-rassicurante:
"Potrebbero essercene, ma sono abituati a vedere pellegrini passare".

Mi sono affidata allora ad Amazon e gli ho chiesto di trovarmi un "Fischio sonoro ad ultrasuoni", di quelli che emettono un suono fastidioso per il cane che dovrebbe dissuaderlo dal venirmi incontro, e correre via verso altre dimensioni parallele.
Alla fine, controllando in tutte le liste "Cosa mettere nello zaino per il Cammino" non ne ho trovato uno, ma giuro neanche uno, che si fosse portato dietro un dissuasore per animali. Quindi mi sono dissuasa io, mi son preso il rischio e la paura sulle spalle e mi sono incamminata.

Ho incontrato cani sul Cammino? Ovviamente si. E non solo. Lungo il sentiero mucche, pecore, cavalli, galline, altre mucche, gatti, anatre nel loro habitat naturale dagli sfondi mozzafiato mi hanno comunicato sempre una cosa.

Guardandomi, mentre rallentavo il passo per fissarli con quello stupore di chi di solito li ha osservati pixelati su uno schermo, cani e animali che volevo dissuadere mi dicevano “Guarda che questa Natura che ti piace tanto è casa nostra, qui l'ospite sei tu!”. In ventitre giorni di Cammino, i cani li ho accarezzati, ci ho giocato insieme, li ho inseguiti per implorargli un selfie.

Oggi ho inviato delle email ad alcuni ostelli in Australia che scambiano posti letto gratuiti in cambio di qualche ora di lavoro giornaliero.
Tutti ostelli immersi nella natura, con accesso alla spiaggia, circondati da verde incontaminato. Quei tipi di ostelli da evitare in Australia se hai paura dei serpenti, insomma.

Mentre iniziavo a chiedere a Google, ad Amazon di trovarmi dissuasori che parlassero inglese con accento australiano o meglio scudi del potere o contenitori per umani con fessure per gli occhi, mi son ricordata dell'ultima volta che ho cambiato strada vedendo un cane all'orizzonte. Troppo tempo fa. Ho sorriso.
Mi sembra improbabile al momento che arriverò ad accarezzare un serpente o a chiedergli una foto, ma l'esperienza mi dice che la paura sarà solo un ricordo.