Novembre 28, 2019
07, 2020

Ho gli occhi fissi
su una delle mie viste preferite.

Malta è caduta in un black out generale, in un giorno di sole caldo, dopo tanti di tempesta.
Niente connessione a internet, niente wifi, lavoro in pausa, scarpe indossate velocemente e giù in strada a immergersi nel giallo del sole.

Valletta sulla destra, Manoel Island sulla sinistra.

Dei mille pensieri in cui potevo inciampare a ritmo di onde che accarezzano le rocce su cui sono seduta, ne è arrivato uno.
Per niente inaspettato ad essere sincera: richiamato da alcune scene di vita a cui ho assistito ieri.

Mi sento nella posizione di dovermi compiacere e ringraziare.
Senza volerlo davvero, ma arrivandoci naturalmente, ho traslato e applicato quel minimalismo fondamentale per viaggiare leggeri, non solo ad oggetti, indumenti, scatoline colorate, "lo porto nel caso servisse", ma anche a relazioni intrapersonali, pensieri superflui, sicurezze senza le quali sorrido felice ugualmente e qualsiasi situazione che possa farmi tentennare a rispondere, con il cuore palpitante di eccitazione, alla chiamata del mettersi in viaggio, in cammino, ancora, più in là, un'altra volta.

Ho trovato, forse, quello che per me è l’indispensabile. Ho catalogato tutto il resto come un peso che decrementerebbe di molto l'autonomia dei miei passi.

Mi basta questo cielo, che mi sta chiedendo di alzare gli occhi ancora una volta dallo schermo su cui sto scrivendo, per dargli un'altra occhiata prima che il tramonto mi lasci nel buio totale.

Mi basta la Musica che scorre incessante nelle cuffie.

Sono libera, e davanti a questo mare che inizia ad agitarsi, forse oggi mi riconosco nomade.